Archivio

Posts Tagged ‘d’alema’

Al mai compagno D’Alema

13 Marzo 2014 Nessun commento

Mi ritrovo D’Alema in TV, mentre guardo dal mio divano di lavoratore in malattia, e mi viene in mente la puntata di “La storia siamo noi” in cui si raccontavano in modo chiaro e didascalico le responsabilità del fallimento di un progetto che avrebbe reso Malpensa, Alitalia e quindi l’Italia, uno dei centri del trasporto passeggeri europeo. Ma non fu così…solo che non ce ne ricordiamo e quando i responsabili si presentano in TV, li ascoltiamo, come se avessero qualcosa da dire.

Santoro, Vespa e il sistema

4 Ottobre 2009 Nessun commento

Riporto da “il Fatto quotidiano” un articolo che sento di condividere appieno e che vi propongo come utile riflessione.

Sono d’accordo anch’io che l’intervento del governo contro Annozzero, oltre che illegittimo, è un’intimidazione inaudita, allargata dal fatto di avvenire all’interno di un panorama televisivo nazionale occupato per i quattro quinti dal centrodestra. Ma mi rifiuto di considerare Michele Santoro una vittima di regime. È piuttosto un prodotto, insieme a Bruno Vespa e ad altri conduttori, della distorsione oligopolista , e in alcuni periodi quasi monopolista del sistema.

Supponiamo, per un attimo, di vivere in un Paese “normale”, per usare un’espressione cara a D’Alema, dove c’è una Rete di Stato e altri quattro o cinque network indipendenti della stessa potenza. In questa ipotetica Italia un ipotetico Santoro conduce sulla Rete di Stato un programma che, per vari motivi, non piace al suo direttore. Può costui cancellare il programma ed eventualmente licenziare il conduttore che non lo convince? Certo che può è lui il responsabile di fronte all’editore, altrimenti che ci sta a fare? In quest’ipotetica Italia l’ipotetico Santoro verrà ingaggiato da un altro network e, se davvero è così bravo, farà grandi ascolti e il Direttore che lo ha cacciato risponderà al proprio Editore per aver danneggiato l’azienda a vantaggio della concorrenza.

Ma nell’Italia reale le cose non stanno così. Se Santoro venisse licenziato non avrebbe alternative all’altezza (essendo per lui impossibile un passaggio a Mediaset). Questa che apparentemente è la sua debolezza è invece la sua forza. Perché diventa inamovibile, dato che qualsiasi intervento contro di lui o il suo programma si configura oggettivamente come un attentato alla libertà di informazione. Tanto è vero che furoreggia da decenni, sui canali nazionali, come, dall’altro versante, Bruno Vespa, con i suoi modi più melliflui e subdoli. Tra l’altro non possiamo nemmeno sapere se i Vespa e Santoro sono davvero così bravi, perché come non c’è una reale concorrenza a livello di reti, non c’è neanche una reale concorrenza fra conduttori. Non hanno rivali. Anch’essi sfruttano l’oligopolio e fanno da tappo all’ingresso di forze più fresche, nuove, diverse ed eventualmente più capaci e meno ideologicamente schierate.

Massimo Fini

Come si esce da questa situazione aberrante? Concettualmente è chiaro. Si chiama “disarmo bilaterale”, di cui qualche volta si è parlato: una rete alla Rai che dipenda direttamente dal governo, come la Bbc inglese, perché anche il governo, che rappresenta tutti i cittadini, ha il diritto di dare un suo indirizzo latu sensu culturale al Paese, una rete a Mediaset e le restanti quattro messe sul mercato e vendute a editori indipendenti dalle prime due e indipendenti fra loro. Ma a questa soluzione non si arriverà mai (se non, forse, nel Quarto Millennio) perché conviene a tutti. A Berlusconi perché consente al così detto campione del liberismo, di mantenere con le sue tre reti, una posizione totalmente illiberista col pressoché totale dominio dell’intero comparto televisivo privato nazionale. Ai partiti nel loro complesso, di sinistra e di destra, perché così possono continuare ad occupare arbitrariamente e illegalmente la Rai, contro la Costituzione (che in nessun passaggio a ciò li autorizza) perché come Ente di Stato dovrebbe appartenere a tutti i cittadini e non ad alcune organizzazioni private quali i partiti sono. E conviene agli inamovibili Vespa e Santoro. Conviene a tutti, tranne che a noi cittadini. Che continueremo ad assistere in eterno a dibattiti impossibili, fasulli, grotteschi e truffaldini sull'”imparzialità” dell’informazione pubblica, come se ci fosse qualcuno che può valutare oggettivamente un concetto così soggettivo, tanto più in un sistema in cui i vertici Rai, il consiglio di amministrazione, la commissione di vigilanza, i direttori, i vicedirettori, i capistruttura, oltre ai fattorini, sono tutti di nomina partitica, per cui ciò che è “imparziale” per l’uno, diventa, automaticamente “fazioso” per l’altro. Che barba, che noia, che stufida. Che voglia, nella nostra totale impotenza di sudditi, di spaccare tutto.

(Massimo Fini – Il Fatto Quotidiano – Mercoledì 30 settembre 2009 – Anno 1 – n° 7)